Chi si reca in alta quota e supera i 3000 metri, certamente deve essere esperto ad escursioni e scalate del genere. Si può raggiungere infatti una certa altezza, solo dopo settimane di esercizio, svolto in maniera graduale. Questo procedimento è necessario perché si deve dare tempo al corpo di abituarsi alla mancanza di ossigeno.
Più si sale in alta quota infatti e più la presenza di ossigeno è minore. Il processo di adeguamento dell’organismo a tali condizioni, prende il nome di “acclimatamento” e si raggiunge con diverse tappe.
Alta quota: che cos’è l’acclimatamento
Prima di arrivare in alta quota, si deve abituare il corpo a svolgere delle vere e proprie tappe. Questo significa che una persona inesperta, non potrà scalare i 4000 metri, se si tratta della prima volta che si reca in montagna e prova a fare trekking o a scalare.
È necessario svolgere un esercizio che richiede settimane di tempo, se non mesi.
Durante questo periodo, il corpo provvederà ad ottenere il cosiddetto “acclimatamento”. Con questo termine si indica la necessità di far adeguare il proprio metabolismo alla quantità ridotta di ossigeno in alta quota.
Per far sì che il corpo inizi ad acclimatarsi, occorre salire di almeno 1000 metri in più, rispetto alla quota che si è abituati raggiungere. Il proprio corpo, quando avvertirà la presenza ridotta di ossigeno, inizierà a mostrare alcuni sintomi.
Tra questi vi sarà un affaticamento della respirazione, che diventerà più affannosa. Oltre a questo, si subirà anche un normale aumento del battito cardiaco, ma non solo. Sebbene questi sintomi renderanno più faticosa la camminata e faranno rallentare l’escursionista, contemporaneamente però il metabolismo inizierà ad elaborare la sua risposta. Questo significa che inizierà a produrre un maggior numero di globuli rossi per cercare di adeguarsi alla quantità minore di ossigeno.
Con l’avanzare del tempo e di quota, il trekker sarà sempre più allenato, e in grado di rispondere al meglio alle condizioni dell’alta quota. Questo significa che il suo corpo si sarà “acclimatato”.
Alta quota: rischi e consigli
Per far sì che il processo di acclimatamento avvenga il più in fretta possibile, è necessario non sforzarsi eccessivamente. Questo significa che si dovrebbe salire di 300 metri ogni ora. Mai superare le proprie possibilità: non si deve dimostrare nulla a nessuno, di conseguenza non avrebbe senso rischiare di sentirsi poco bene, affrontando salite eccessive o senza pause.
Esiste una regola chiamata “d’oro”, nel trekking, che consiste nel fermarsi quando ci si rende conto che il ritmo della camminata è troppo faticoso. Ci si può rendere conto del proprio limite se mentre si cammina e si prova a parlare, non si riesce a pronunciare una frase senza faticare e senza ritrovarsi ad avere il fiato corto.
Sono diversi i sintomi che si possono avere per il cosiddetto “mal di montagna”. Con questa espressione si indicano una serie di disturbi dovuti alla mancanza di acclimatamento e a degli errori commessi dall’escursionista. Se ci si sforza eccessivamente, si rischia di avere forti mal di testa, nausea, ma non solo.
Oltre a questi, ci si può sentire anche storditi, si può avere mancanza di appetito oppure si può soffrire d’insonnia. In alcuni casi, se si rischia in modo esagerato e si sale troppo senza aver svolto adeguato esercizio, si può persino incorrere in un edema polmonare.
Per favorire l’acclimatamento e garantire l’alleviamento di tali sintomi, si deve fare esercizio, si devono consumare cibi energetici e ci si può anche aiutare con degli analgesici. È bene ricordare anche di bere almeno due litri di acqua al giorno, al fine di combattere la disidratazione.
Si può quindi affermare che l’acclimatamento è importantissimo non solo per poter raggiungere vette sempre più elevate, ma soprattutto per abituare il corpo ad adeguarsi all’alta quota.
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