A seconda della propria conoscenza dell’argomento la stampa 3D, anche detta produzione additiva, questa viene ritenuta in una fase più o meno matura del proprio sviluppo. Con ciò si intende la predisposizione di questo strumento ad essere utilizzato tutti i giorni, con la costanza che contraddistingue le tecnologie che sono entrate a pieno titolo nelle nostre vite.
Chi ha poca dimestichezza delle nozioni tecniche e ha un’idea sommaria rispetto a questa tecnologia probabilmente non la ritiene all’altezza di un utilizzo quotidiano. Ciò perché in una prima fase della sua storia la stampa 3D ha effettivamente deluso quel tipo di aspettative. Chi conosce più approfonditamente le prospettive e l’attuale stato di avanzamento della tecnologia in questione sa che la manifattura additiva ha le carte in regola per rivoluzionare il mercato della produzione di manufatti. Qualsiasi tipo di manufatti. Andiamo innanzitutto a vedere dove nasce questa diversità di vedute.
Storia breve della stampa 3D
La manifattura additiva nasce intorno alla metà degli anni ‘80 e per un lasso di tempo, che arriva fino al nuovo millennio, procede a passo spedito nel suo affinamento. Il primo grosso balzo in avanti lo fa compiere il progetto RepRap: nel Regno Unito, 2005, un laboratorio universitario inventa la prima stampante autoreplicante, cioè in grado di stampare pezzi di se stessa assemblabili in nuove stampanti. Da ciò scaturisce una fulminea impennata dei modelli di stampanti 3D utilizzabili, visto che la loro produzione è diventata più semplice ed economica. Comincia però anche a diffondersi il mito di una tecnologia adatta all’uso domestico quotidiano, cosa poi smentita dai fatti. La mancanza di un effettiva utilità di quel tipo ha raffreddato gli entusiasmi e relegato l’additive manufacturing in un cono d’ombra, dal quale però sta gradualmente uscendo posizionandosi come una vera e propria tecnologia disruptive. Visti e considerati alcuni fattori questa tecnologia ha cominciato a eccellere in alcune applicazioni, in particolare la prototipazione rapida, tanto che per chi opera in alcuni settori è davvero impossibile non informarsi sui vantaggi attuali che porta la stampa 3D. Andiamone a vedere alcuni.
Service di stampa
Innanzitutto se oggi la stampa 3D è l’alternativa più veloce e, almeno nella maggior parte dei casi, più economica lo dobbiamo a una distribuzione piuttosto capillare dei service di stampa. Se la macchina in sé non entrerà direttamente nelle nostre case come una normale stampante 2D, la disponibilità di “appaltare” la stampa di un oggetto 3D a un service terzo è già realtà (ed è ovviamente una soluzione più pratica). I migliori hanno a disposizione un’ampia gamma di macchinari con i quali possono trattare la quasi totalità dei materiali già disponibili sul mercato (Qui un esempio di un’azienda che spedisce in tutto il territorio italiano). Quindi essenzialmente si può dar forma a qualsiasi progetto e vedersi recapitare l’oggetto finito in un tempo sorprendentemente basso.
Velocità di stampa
La velocità di un ciclo di stampa dipende essenzialmente dalla performatività del macchinari. Le stampanti industriali che eccellono in tal senso sono quelle della gamma Multi Jet Fusion della HP. Per un ciclo di stampa siamo sulle 12 ore. Inoltre il funzionamento di questa macchina avviene tramite un sistema definito nesting: in un cesto (nest, appunto) viene posizionata la materia prima (polimeri) e si può dar vita a tutti gli oggetti contenibili in contemporanea. Ciò chiaramente aumenta la velocità di produzione di questo strumento.
Prezzo fisso
L’elemento che rende davvero disruptive il 3D rispetto al campo della prototipazione è il fatto che il costo pro capite di un oggetto sia il medesimo per una o cento unità. Con la produzione canonica, quella in serie, più aumentano le unità e più il costo di abbassa. Ergo la manifattura additiva è sostanzialmente insostituibile per la produzione di un singolo oggetto o su serie da piccole o medie tirature.
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